Oggi è il mio primo
giorno alle elementari.
Il grande portone.
Poi le scale, il silenzio le porte chiuse i disegni appesi i corridoi
coi cappottini. La bidella (lo so oggi si dice commessa ma bidella è
così caldo, così mamma. quindi perdonatemi) mi indica la prima E.
La mia classe. Per oggi. Per un'ora. Per l'ora più bella del mondo.
Collego i cavi del
computer e mi siedo per terra. Arrivano in tanti, di tutti i colori.
Biondi mori color del latte e color del cioccolato occhialuti o
treccioluti, timidi e smargiassi. Si siedono per terra, mi siedo per
terra. Sorrido, inizia lo show: “I signori passeggeri sono pregati
di allacciare le cinture di sicurezza....si parte per l'Africa!”
E mentre tutti si
stringono cinture immaginarie, partono le foto e le parole di un
viaggio lontano, in Repubblica Democratica Del Congo, a Kinshasa.
Mi ci aveva mandata
Mission Bambini, avevo accettato con scellerato entusiasmo. Una
pazzesca travolgente e fortificante esperienza in una città che è
un girone dantesco. La polvere, il caldo, il rumore, il buio della
notte, la corrente che è più le volte che va che quelle che viene.
E i bambini di strada, le piccole prostitute e le baby mamme, la
realtà agghiacciante ma anche vera forte e viva dei bambini
dimenticati da tanti.
E così, eccomi qui,
eccoci qui, in queste foto, in tanti racconti, aneddoti, racconti di
giochi e storie belle. Sì, belle comunque. Perché con le dovute
parole, con i dovuti modi, con la dovuta protezione si può, si deve,
raccontare a chi non c'è stato, anche a chi ancora non ha l'età
neanche per prendere il tram da solo, che nel mondo ci sono altre
vite, altri luoghi. Altri bambini che esattamente come noi giocano
crescono bevono mangiano, forse non proprio nei modi in cui lo
facciamo noi. Forse sono più coraggiosi, forse sono più duri,
sicuramente conoscono il valore del poco. Che è molto, rispetto al
nulla.
La prima E guarda le
foto i video i sorrisi dei musini di Kinshasa. E i musini milanesi mi
guardano, pensano, alcuni alzano le mani vogliono raccontare della
cuginetta adottata della tata che arriva da lontano della mamma che
manda i soldini in india. Chiedono perché non mandiamo delle
medicine e come si fa a cucinare sotto la pioggia.
Allora vi racconto
che dovete essere felici per tutto quello che avete. Nessuno sceglie
dove nascere. Nessuno sceglie di nascere povero o ricco, dritto o
storto, così o cosà. Però è nostro dovere sapere che quello che
abbiamo è tanto. E che dobbiamo esserne sempre sempre felici. Sapere
di essere fortunati, è già un ottimo inizio.
Metto su una musica
del Congo, tamburi ritmo e vociona nera profonda. Un attimo, e i
musini agitano le braccia alcuni ballano seduti altri girovagando per
la classe e anche le maestre ondeggiano sui tacchi.
“bene, adesso però
riprendiamo l'aereo e torniamo subito subito indietro, che dobbiamo
fare l'intervallo!!” “si però non troppo veloce, sennò perdiamo
i bagagli”
Io li adoro, questi
nanetti.