martedì 15 dicembre 2015

e niente, io li amo.

Oggi è il mio primo giorno alle elementari.
Il grande portone. Poi le scale, il silenzio le porte chiuse i disegni appesi i corridoi coi cappottini. La bidella (lo so oggi si dice commessa ma bidella è così caldo, così mamma. quindi perdonatemi) mi indica la prima E. La mia classe. Per oggi. Per un'ora. Per l'ora più bella del mondo.
Collego i cavi del computer e mi siedo per terra. Arrivano in tanti, di tutti i colori. Biondi mori color del latte e color del cioccolato occhialuti o treccioluti, timidi e smargiassi. Si siedono per terra, mi siedo per terra. Sorrido, inizia lo show: “I signori passeggeri sono pregati di allacciare le cinture di sicurezza....si parte per l'Africa!”
E mentre tutti si stringono cinture immaginarie, partono le foto e le parole di un viaggio lontano, in Repubblica Democratica Del Congo, a Kinshasa.
Mi ci aveva mandata Mission Bambini, avevo accettato con scellerato entusiasmo. Una pazzesca travolgente e fortificante esperienza in una città che è un girone dantesco. La polvere, il caldo, il rumore, il buio della notte, la corrente che è più le volte che va che quelle che viene. E i bambini di strada, le piccole prostitute e le baby mamme, la realtà agghiacciante ma anche vera forte e viva dei bambini dimenticati da tanti.
E così, eccomi qui, eccoci qui, in queste foto, in tanti racconti, aneddoti, racconti di giochi e storie belle. Sì, belle comunque. Perché con le dovute parole, con i dovuti modi, con la dovuta protezione si può, si deve, raccontare a chi non c'è stato, anche a chi ancora non ha l'età neanche per prendere il tram da solo, che nel mondo ci sono altre vite, altri luoghi. Altri bambini che esattamente come noi giocano crescono bevono mangiano, forse non proprio nei modi in cui lo facciamo noi. Forse sono più coraggiosi, forse sono più duri, sicuramente conoscono il valore del poco. Che è molto, rispetto al nulla.
La prima E guarda le foto i video i sorrisi dei musini di Kinshasa. E i musini milanesi mi guardano, pensano, alcuni alzano le mani vogliono raccontare della cuginetta adottata della tata che arriva da lontano della mamma che manda i soldini in india. Chiedono perché non mandiamo delle medicine e come si fa a cucinare sotto la pioggia.
Allora vi racconto che dovete essere felici per tutto quello che avete. Nessuno sceglie dove nascere. Nessuno sceglie di nascere povero o ricco, dritto o storto, così o cosà. Però è nostro dovere sapere che quello che abbiamo è tanto. E che dobbiamo esserne sempre sempre felici. Sapere di essere fortunati, è già un ottimo inizio.
Metto su una musica del Congo, tamburi ritmo e vociona nera profonda. Un attimo, e i musini agitano le braccia alcuni ballano seduti altri girovagando per la classe e anche le maestre ondeggiano sui tacchi.
“bene, adesso però riprendiamo l'aereo e torniamo subito subito indietro, che dobbiamo fare l'intervallo!!” “si però non troppo veloce, sennò perdiamo i bagagli”

Io li adoro, questi nanetti.