mercoledì 6 dicembre 2017

Daud, sul regionale bologna-ravenna

Il regionale Bologna Ravenna è vuoto.
Passano due ragazzi, raccolgono fondi in cambio di una tavoletta di cioccolato.
Passano di fianco a un ragazzo di colore senza chiedergli nulla, ma lui li richiama indietro e ha già in mano la moneta.

“Buon appetito” dico ridendo mentre tutti e due scartiamo il nostro cioccolato.
“Piacere, Davide”
“Davide??”
“In italiano”
“E nella sua lingua?”
“Daud”

Daud ha un sorriso enorme e due occhi giganteschi. Ha 44 anni mi racconta la sua storia mentre io rimpiango di non avere la nikon ma solo il cellulare.

La storia di Daud comincia in Senegal, a Bargny, un sobborgo di Dakar.
Lui fa l’insegnante delle scuole materne, adora i bambini e da bambino ha ricevuto educazione e cultura. Ma i soldi, quelli mancano davvero.
Così un giorno prende un visto turistico per l’Europa, un volo per Parigi, raggiunge suo fratello che vive lì da anni, e una notte, ai primi di settembre, salta su un treno e scappa. Ha già deciso che non tornerà in Senegal.
La mattina dopo, quando il suo treno arriva a Roma, scopre che quel giorno non lo dimenticherà mai più: era la mattina dell’11 settembre 2001.

“Sono arrivato in Italia da clandestino, capisci? Sono andato prima a Roma e da lì con il passaparola sono arrivato a Rosarno a cercare lavoro. Mi han messo in mano un borsone pieno di roba da vendere per strada, ma ho rifiutato….avevo visto come ci avrebbero trattati, e io no non potevo accettare che una persona con meno cultura di me potesse trattarmi come un animale. Così ho cercato lavoro nei campi. Lavori manuali. Lavori faticosi. Ma non potevo rinunciare alla mia dignità.
Ho raccolto i pomodori in Campania, le olive in Puglia e i mandarini in Calabria.
Lavoravamo 20 ore al giorno, per 20 euro al giorno. La mattina si andava in una piazza e si aspettava l’uomo col furgoncino che ci portava nei campi. Ma la cosa più faticosa è stato in un bosco in Calabria. Dovevamo spingere a mano grossi tronchi da cima a valle, lungo dei canali. A mano, capisci? Alcuni tronchi erano più larghi di tre uomini.

E come hai fatto a sopportare tutto questo? Come hai fatto a restare qui e arrivare a Bologna? E cosa fai ora? E cosa farai domani?
Faccio mille domande e lui mi da mille risposte…Un fiume in piena.
Mi parla di 5 anni a fare quella vita, poi nel 2012 la sanatoria e poi l’assunzione a Ravenna, in una azienda pluripremiata che produce i più bei mosaici d’Italia. Ne è fiero e mi dice guarda su internet che bei mosaici che facciamo.

“tornerai in Senegal? Oh, sì!!....Quando sarà il momento lo farò. Voglio raccontare a tutti che qui non è come noi da là pensiamo. Ma non voglio aprire un’azienda, non sono capace di fare il capo. Non potrei dare ordini a un mio amico cui dò lavoro. Forse tornerò a insegnare…lo sai che ho fatto studiare mio nipote che adesso a Parigi ha preso 5 master??

Il treno arriva a Ravenna. Il viaggio è finito. Anche il film di Daud.
Perché io davvero non lo so quanto è frutto della sua meravigliosa intelligente immaginazione e quanto sia realmente accaduto.
Quanto abbia vestito a festa, e quanto invece abbia taciuto per orrore pudore vergona o altro.
Chissà. Però se passate da Ravenna, andatelo a cercare in quella famosissima azienda di mosaici.

Lui lavora lì, reparto colori.











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