mercoledì 3 ottobre 2012

Missione Kinshasa - 2 ottobre


2 ottobre

 20 minuti sulla rue bypass a kinshasa e tutto quel che hai visto finora è niente.
Genti e polvere e puzza di gas di scarico e cumuli di fogna e spazzatura che ai lati della strada diventano colline, scogli di città dove concrezioni di suole plastica emergono qua e là. Attento a  dove metti il piede lo vedi quel fosso che corre tra strada e camminamento, è  la fogna. E in mezzo lì per terra banchetti di miserie. banane ciancicate ciabatte vermi secchi cipolle mango toupè reggiseni. E poi coppe dell’olio ferri chiodi usati già mille volte e arnesi e uno scaldino del saldatore. Sono due giorni che cerca di saldare e salvare un radiatore.

Il centro diurno Point d’Eau è dietro il mercato in mezzo al mercato assurdamente piccolo rifugio in un ginepraio di odori di genti escrementi e rifiuti.
guardiano all’ingresso. ma la porta è aperta. si entra e si esce quando si vuole. E c’è anche qualche letto per i più piccoli, per passare anche la notte, qui.

c’è jahisse, ragazzetta magra come un chiodo con una camiciola rossa attillata che la rende ancor più smilza. Faccia da scugnizzo, modi da teppista. Si avvicina ti sfida la guardi sostieni lo sguardo si ammorbidisce. In fondo, è lì perché ha voluto entrarci lei. Perché è sola e perché dio solo sa che cosa le dà quello sguardo di lama.
Ma non c’è solo jahisse. C’è quello che ha passato una notte da drogato, la ragazzina fatta di valium da avere persino le guance gonfie. C’è il piccoletto che ha perso la mamma sul fiume congo, che poi scopri che è epilettico e allora forse la mamma lo ha proprio abbandonato ma lui non lo sa, è disperato e solo e basta. C’è quello che non è buono e nemmeno bravo ma ha  fatto a botte, gli han tagliato la faccia con un rasoio e adesso ha paura una fottuta paura, insieme a una cicatrice che va dal mento alla fronte. tutti qui dentro, tutti insieme, dove si lavano via gli orrori e si ritorna a essere, a cercare di essere, un po’ bambini.

A Point d’Eau puoi passarci la giornata, puoi tornarci tutti i giorni, puoi venirci per un pasto e restarci per lavarti. E quelle persone di colore come loro pallide come noi volontari del mondo di lassù, diventano papà mamme una mano da prendere e non lasciare anche se hai 14 anni e sei alto più di loro. Mani che ti danno una carezza che ti sgridano quando c’è bisogno che ti nutrono e ti mettono a studiare, che ti lavano i vestiti sporchi e che ti sgridano perché cambiare non è facile e neanche istantaneo e oggi hai dato un calcio alla ragazzina che da un mese aspetta un figlio.

5 commenti:

Unknown ha detto...

Anche se non ci sono fotografie, le tue parole descrivono così bene il degrado, la miseria, il caos, gli sguardi e le anime che posso visualizzarle.

Anonimo ha detto...

vai cosi biggì leggo queste tue righe nel ora di pranzo ,ed il boccone stenta a scendere ,mi sembra di farti un torto .....ma vai cosi biggì!!!!!

Anonimo ha detto...

Poche parole lette da quassù sono sufficienti a rimetterci coi piedi per terra. Giusto il tempo di un brivido. Per poi riprendere la nostra insensata corsa verso non si sa dove…
Socio

biggì ha detto...

danny in Repubblica Democratica del Congo non si possono fare foto all'aperto. ne ho fatte un sacco nei centri, ai ragazzi ma da qui è difficile, la connessione va a criceti!!!

GRAZIE A TUTTI!!!

Eu ha detto...

Nei loro occhi grandi scorre un fiume Biggì. Come lo Nzere, "il fiume che inghiotte altri fiumi", scorre placido e distruttore fra le pieghe di foreste, villaggi e città, così quegli occhi che inghiottono altri occhi scorrono placidi e distruttori tra le pieghe di un'infanzia mai stata, di un'innocenza mai regalata. Di quell'altro futuro che sembra non arrivare mai.